26/02/14

Nutrizionalmente corretto

La bilancia ha urlato.
Io pure.
Certe vette non erano mai state toccate.
Mai.
Non mi spiego come.
Cioè, me lo spiego, ma preferisco non farlo.
Voglio dire, avrò diritto a qualche stravizio, no?
Sì, solo che automaticamente acquisisco anche il diritto al contrappasso.
Anzi, in questo caso al (contrap)peso.

E quindi insomma niente, con FS abbiamo preso appuntamento con 'sta tizia.
Cioè, FS ha preso appuntamento con 'sta tizia. Dopo averle scandagliato curriculum e profilo FB. Una stalker, più che una paziente.
Mentre lei è nello studio, io trastullo il Puck, che miete vittime e raccoglie consensi anche in città. Ma del resto la sua è una bellezza globale.
Arriva l'ora del mio appuntamento ed io sono comprensibilmente affaticata. Che tipo entro, mi spalmo sulla sedia e continuo a ansimare per dieci minuti buoni.
La tipa mi guarda preoccupata. La vedo mentre mi visualizza infartuata proprio lì, nel suo studio. Ora inizia a ripassare mentalmente la BLS.
Meglio dare un segno di vita, prima che componga il 118.

Alla ripresa segue un fitto colloquio.
Ce l'avete presente Basettoni che interroga Gambadilegno? Ecco, 'na roba del genere ma senza lampadina accesa negli occhi.
Che poi è brava negli interrogatori nei colloqui. Mi lancia l'esca e mi fa parlare, parlare, parlare.
Lascia che mi impicchi da sola: "Eh, lo so che i carboidrati non si dovrebbero assumere a cena" [...] "Eh, lo so che non è sano prendere solo un caffè a colazione" [...].
Pur di uscire da questa stanzina prima che sfoderi la bilancia e il metro sarei disposta anche ad ammettere di uccidere lipidi e di torturare proteine.
Ovviamente mi va male.

Togli le scarpe.
Togli i calzini.
Sali sulla bilancia.
Quel peso lì è in libbre, vero?
No.
E poi sfodera il metro.
Misura di qua.
Misura di là.
Non voglio sapere le misure.
- "Bene, allora, i tuoi fianchi misurano **** cm.".
Non. Voglio. Sapere. Le. Misure.
- "La vita invece misura **** cm.".
Non. Voglio. Sapere. Le. Misure.
Sono disposta a rinunciare a qualsiasi cosa pur di non sapere 'ste cavolo di misure.

- "Bene, c'è qualcosa a cui non vorresti proprio rinunciare e che vorresti che inserissi nella dieta?"
- "Caffè e cioccolata. Sarebbe bellissimo. Grazie."

Mi sa che ora tocca a me ripassare la BLS.




24/02/14

Glossario

Puck cammina e corre. Salta. Giravolta. Si nasconde.
Magna a quattro palmenti ma non sempre negli orari in cui dovrebbe farlo. Ora è in fissa per il ciaccino e se magnerebbe quello e il fornaio che lo sforna. Con l'aggiunta di un po' di passata di pomodoro bella fredda di frigo perchè si sa, l'aggiunta inopportuna di passata di pomodoro fredda di frigo rende appetibile anche la soletta degli stivali da lavoro del babbo.
Ti prende per mano e ti traina in luoghi facilmente accessibili a chi è alto meno di un metro. "Pispolo no fermo la zia non ci entra sotto la rosa ouch-che-dolore ti ho detto fermo non ci passo da lì ma porca zozza ho preso il ramo in testa pispolo lasciami che sto arando tutto il sottobosco no i rovi noooooooooooooooo" e alla via così.
E' Baloo-addicted e lo guarderebbe per ore di fila il che, pessima persona che sono, non sempre è il male perchè dopo un'ora di corse folli (sue) e di parate di angoli, bordi, scalini (mie) sbolognarlo davanti a un orso che balla e si gratta la schiena con le palme apre scenari di riposo inaspettati e gratificanti.
Gioca a girotondo, ma si butta per terra a "(quant'è bello il) mondo", poi si siede e si applaude. Il suo gioco preferito è nascondino, soprattutto quando fingi di non vederlo anche se ti sta pestando i piedi, dato che avere un compagno di giochi (che finge di essere) completamente idiota è divertentissimo.
'nsomma, Puck fa un sacco di robe e la zia potrebbe parlare per ore delle sue conquiste, che so' pure un po' mie, solo che ho ancora quel minimo di rispetto per la mia intelligenza che mi impedisce di vantarmi di cose che tutti i bambini fanno. Che poi lui sia il più figo è indubbio e non sarei una brava zia se non lo pensassi e/o esternassi.
Puck però non parla. Si esprime a sillabe ben precise e mette insieme frasi composite ma non comprensibili da nessuno. Il pispolese è una lingua estremamente complessa.


Dizionario pispolese - italiano

Mamma: mamma è mamma, e su questo non ci piove. Oppure può voler dire babbo, nonno, nonna, bisnonna, zia, cugino, ciuccio. Indovinare a chi si riferisce è indispensabile, ma non scevro di pericoli per i timpani.

Go: andiamo; muoviti; vieni; spostati. Tutto quello che ha a che vedere con il movimento è sintetizzato in go. Non ci si spiega da dove abbia tirato fuori questa influenza anglosassone, visto che il massimo di inglese parlato da queste parti è 'the book is on the table'. 

Gu: io; me. Esprime una qualsivoglia azione che possa essere egoriferita. Perchè Puck è tendenzialmente egoriferito, e giusto un tantino megalomane. Vagamente pispolocentrico, ecco.

Cquo: "ehi tu, adulto di riferimento, cos'è questa cosa qua? Come si colloca nell'ordine generale del mondo? Mi piace o no? Tu cosa ne pensi? Ti piace o no? Cos'altro puoi dirmi a questo proposito? Ma sei sicuro? Parliamone.".

Ga: uno dei nostri due cani, a scelta. Per estensione, perchè se non si estende non ci piace, ga indica qualsiasi animale, o anche qualcosa che assomiglia a un animale. Tipo i capelli a barboncino della vicina. 

(Gh)iaaa: non s'è capito bene. O perlomeno, gli altri non hanno capito bene. *momento ziacentrico: on* Per me è evidente che significhi zia. Che altro potrebbe significare? Del resto, se dice mamma, perchè non dovrebbe dire zia? Sono altrettanto importante e sicuramente più divertente. *momento ziacentrico: off*

Ooooooohhhhhhhh: può essere utilizzato in svariati contesti, ma tendenzialmente serve a sottolineare che quanto stai facendo non in linea con il suo volere. Tipo: "come ti permetti di non considerarmi?" o "come osi uscire di casa senza di me?", ma anche "no, non puoi andare in bagno adesso poichè stiamo giocando, e se la tua è una necessità impellente non me ne frega una cippalippa, dotati di pannolino e non rompere.".

Agà: potrebbe essere equiparato al "Gerooooonimoooooooooooooooo" dei paracadutisti americani.

Dedede: ecco, qui bisogna stare attenti. Dedede è il cazziatone del pispolo. La conseguente contropartita può essere devastante.

Mg: è la legna. O il bosco. O il mobile in legno. Insomma, qualsiasi cosa sia/sia stato/possa essere riferito a un albero. Essendo il babbo uno che con la legna ci lavora, mi sovviene il dubbio che mg possa essere una sorta di marchio di fabbrica debitamente registrato all'ufficio deputato all'uopo.

Eeeeh: (con le braccia allargate e i palmi rivolti in alto) è l'equivalente del "che cavolo stai dicendo (,Willis!)" di arnoldiana memoria


Al pispolo i centoquaranta caratteri vanno larghi. Lui è per Twitter 3.0.


21/02/14

Il gioco dei regni

Mi sono avvicinata alla lettura grazie al mio nonno.
Lui mi leggeva l'Odissea quando le altre bambine sognavano di essere Cenerentola. Lui mi ha insegnato la Divina Commedia lo stesso anno in cui ho letto Pinocchio. Lui mi ha prestato I Miserabili, e sempre grazie a lui a otto anni ho fatto una scorpacciata di western a causa dei quali ho sviluppato un'insopprimibile odio per il genere. Questo tanto per dire che in casa mia non c'è mai stata nessuna "censura" sui libri, ma è sempre stato valido il diktat: "se lo leggi tutto vuol dire che hai l'età giusta per farlo, altrimenti lo lasceresti a metà". Che può avere i suoi pro e i suoi contro, come tutto del resto.
Comunque. Dicevo. Un effetto collaterale - nel senso proprio di "che sta a fianco di" - di questa mia estrema libertà di lettura è stato che ho letto (troppo) presto libri che non potevo comprendere appieno, o che ho letto tardi libri considerati "infantili": ricordo perfettamente le risatine delle compagne di classe al liceo quando mi sono presentata con La guerra dei bottoni di L. Pergaud, forse più adatto (?) a una dodicenne che a una quindicenne. Ma ricordo altrettanto bene il senso di insopprimibile libertà e il godimento totale di leggere Il libro della giungla di R. Kipling comodamente spalmata su una sdraio, consapevole che fosse un libro per ragazzi e felice di riuscire a godermelo come se avessi la metà dei miei anni.

Ora, ho letto per la prima volta Il gioco dei regni di C. Sereni a dodici anni. Troppo presto solo perchè mi mancavano i mezzi per contestualizzarlo esattamente. L'ho letto come se fosse un diario un po' immaginario, la storia romanzata di chissà chi. Non immaginavo, e nemmeno mi ero posta il problema, che i protagonisti fossero vissuti realmente, che la storia fosse totalmente e assolutamente autobiografica. Una storia che, non so bene come, mi è entrata sotto la pelle, e che mi porto dietro inconsapevolmente. Da quella prima lettura un po' superficiale, l'ho letto innumerevoli altre volte. E' un libro all'apparenza leggero come le pagine su cui è stampato. Ma solo all'apparenza. Perchè in realtà è denso delle vite dei suoi protagonisti, alcuni noti e altri più silenti, ma non per questo meno importanti.
Non c'è bisogno che sia io a ricordare la vita e l'apporto alla storia, italiana e non solo, di Emilio Sereni, della moglie Xenia Silberberg, o del fratello Enzo
Clara Sereni inizia parlando dei nonni. Xenia e Lev, Samuele e Alfonsa. Due storie molto diverse, rivoluzionari russi i primi, benestanti romani i secondi; due vite diverse, inizialmente, quelle di Xenia ed Emilio. Impegnata nel rapporto difficile con la madre e nell'essere normale, uguale agli altri, borghese il più possibile, lei. In qualche modo speciale, seguito nella crescita (la "palestra" in casa perchè si cresca una mens sana in corpore sano), nell'istruzione e in qualche modo anche nei giochi (il gioco dei regni, appunto, da cui il titolo del libro), lui. All'inizio nemmeno si piacciono. Xenia vede i pantaloni con la riga stropicciata, lo reputa un ragazzucolo spiantato come tanti altri, e rimane sorpresa scoprendo, complice un temporale improvviso, che non è così. Ma poi l'amore nasce, ed è un amore incredibilmente forte, che sopravvive a tante difficoltà. Non certo difficoltà paragonabili a quelle di Aurora e Filippo. Sono le difficoltà di una vita vissuta secondo i propri ideali, in un periodo storico di cui questi ideali sono la nemesi. La galera, la fuga. E Xenia si scopre come sua madre, come non avrebbe mai voluto essere. La storia che si ripete, anche nel rapporto con la figlia Clara.
Il gioco dei regni è un libro costruito su più livelli. E' un libro che narra la vicenda di una famiglia nella sua quotidianità. E' un libro storico. Ma è un libro in qualche modo introspettivo, quasi catartico. E matriarcale. Sì, non c'è bisogno di ricordare l'importanza dei fratelli Sereni. Ma sono le donne che portano avanti la storia. 
E una più delle altre.
Alfonsa è la madre di Emilio. E' una donna silenziosa, che alla nascita del primo figlio pensa che "adesso c'è qualcuno che può parlare per lei". L'ansia per la prima cena importante con i suoceri ospiti, la differenza con la sorella Ermelinda. E poi quella maledizione lanciata da una vecchia in un vicolo: "che i tuoi figli crescano come grano al sole". Una frase persa in una pagina, ma che sottilmente ritorna durante tutta la narrazione. Proprio come Alfonsa. Sempre più silenziosa, ma sempre presente. Una donna tesa a permettere ai figli di essere chi vogliono e chi possono, nonostante le difficoltà di cui è ben consapevole, che accoglie le nuore alla morte di Enrico e all'incarcerazione di Emilio. Che si trasferisce in Palestina per vivere vicino a Enzo. E che qui perde il marito, quel Samuele a cui si è sempre appoggiata ma che ha sempre avuto bisogno di lei e della sua concretezza. 
E' Alfonsa, per me, la vera protagonista de Il gioco dei regni.



19/02/14

Cause di sturbo

Il fatto che 'sto blog non si aggiorni da solo, con al massimo la sola partecipazione di qualche impulso mentale che, non si capisce perchè, si alloca sempre in orari notturni. Ma parecchio notturni. Che tipo alle 3 di notte ho abbastanza idee per portare avanti cinque blog per sette anni, mentre alle 11 del mattino i miei emisferi sono aridi e devastati stile deserto di Atacama. Le meraviglie dell'insonnia e della vecchiaia più che incipiente.

I saldi su Yoox. Cioè, capiamoci, la stessa esistenza di Yoox è uno sturbo. Ma coi saldi. Ah, i saldi. Talmente "ah" che il neurone, l'unico che sopravvive a fasi alterne al deserto di Atacama, s'è rifiutato di salvare Yoox tra i preferiti. Almeno c'è la (vaga) speranza che in fase di down mi dimentichi della sua esistenza. Definitivamente. Dell'esistenza di Yoox, intendo, non di quella del neurone. O del deserto di Atacama.

Il pispolo che cresce. Che tipo in un mese è cresciuto di tre centimetri. Praticamente è alto quanto me. E diventa interattivo. "Puck, vedi che il computer non funziona? Non scrive.". E lui ti passa la penna. uahahahahahahah
O anche "Puck, vedi che non lo posso mettere 'Lo stretto indispensabile'? Non riesco a cliccare.". E lui ti passa il mouse. uahahahahahah 
A che livello di disperanti scuse si può arrivare per non vedere per la trecentomillesima volta Baloo che se la suona e se la canta? A un livello basso. Molto basso. Molto molto basso.

Il VicinoFigo che diventa più figo anche se intabarrato come Babbo Natale durante una tempesta artica. Peccato che non se la suoni nè se la canti. Mica come Baloo. Siamo fermi da agosto al "Ti va una pizza una sera?" "Può darsi." e non ci siamo mossi. Che poi, mica è facile muoversi quando ogni saluto è supervisionato da qualcuno. Pure il pispolo ci mette del suo, lui e il suo monopolizzare qualsiasi conversazione a suon di sillabe gutturali.

EvvaiCosì che sembra pagata a parole. Ma statti zitta una volta ogni dieci, no? Vivi in casa con una RincoNonna e un SignorNo, mica ti puoi mettere a ribattere a ogni respiro, sennò non si vive più. Appunto. Che si tratti di una reminiscenza dell'uno-quando-un-c'era-nessuno (by RN) o di una accesa polemica sui massimi sistemi (by SN) lei non può esimersi dall'esprimere il suo dissenso. Perchè lei dissente, sempre. E non è che se tiene un cecio in bocca. No-no-no. Lei il cecio lo trasmette in mondovisione, che Grillo col suo streaming è un dilettante. Sia mai che qualcuno possa pensare che lei non è il pezzo meglio e la femmina alfa. Quando si dice sperare in una laringofaringite fulminante.

Avere degli improvvisi flash delle stronzate dette quasi a ruota continua dal biiiiiiiiiiiiiiip del mio ex, e pensare ogni volta "Perchè non ho capito subito? Perchè portarla avanti per mesi? Perchè non dare retta all'istinto e fuggire a gambe levate? Perchè fingere che tutte queste cose non mi dessero fastidio?" Eh. Perchè. Mica lo so. Magari potrei saperlo, ma c'ho veramente voglia di mettermi a cogitare su un tizio pieno quanto il vuoto assoluto? Anche no. Certo che poi mi viene in mente qualche stupida frase (stupida nel senso di stupida, eh, che io gli stupidi li rinchiuderei a Stupidilandia. Fra l'altro, quanto è stupida la parola 'stupido'?) e mi vien voglia di grattarmi fino a cancellare il ricordo. Chissà se la crema al cortisone può tornare utile.


E' un periodo sturbante, non c'è niente da fare.