14/11/13

Questo anno così intenso

Caro pispolo,
sì, ti chiamo pispolo, così, pubblicamente. E continuerò a farlo prima e dopo la tua maggiore età, sappilo adesso e mettiti l'anima in pace. E quando avrò la dentiera, più rughe che capelli e una manciata di bisnipotini che faranno lo slalom tra il bastone e la sedia a dondolo, bene, continuerò a chiamarti pispolo. Perchè t'ho pulito e cambiato il pannolino, perchè m'hai fatto la pipì addosso e perchè mi hai vomitato in faccia, in un momento indimenticabile. Indimenticabile perchè allora ero ancora in grado di alzarti sopra la testa, mica per altro. Adesso tutte le volte che ti prendo in collo mi cede l'anca e la scapola sospira. Ma non demordo, continuerò a prenderti in collo e a farmi baciare, anche se ogni tanto ti sfugge la differenza tra baciare e sbavare. Ma del resto sei un maschio, e mica sempre i maschi la capiscono, 'sta differenza sostanziale. Magari però di questo parliamo un'altra volta. In occasione dei tuoi 21 anni, che ne dici?

Caro pispolo,
ricordo quando ti ho visto la prima volta. Ti ho preso in braccio e mi sono avvicinata ai tuoi occhietti nebulosi, perchè i neonati non vedono a più di 20 centimetri (o 30? 'Na roba del genere, comunque) di distanza. Aspettavo un'epifania che non è arrivata, ma in compenso ti ho amato subito. Non è stato un momento epico, ma sicuramente indimenticabile. I momenti epici li lasciamo a Omero, e chissenefrega. Da lì ti sei insinuato nella mia vita, silente e letale. Sì perchè, pispolo, te lo devo dire, io ti amo alla follia e darei svariati organi vitali per te, ma da quando ti conosco ho capito che significa invecchiare. Non c'entrano i capelli bianchi, le rughe, le smagliature, le vene varicose e tutta un'altra serie di cose orride di cui preferisco dimenticare la possibilità dell'esistenza. Invecchiare significa che alla settima volta che facciamo le scale in su e in giù io ansimo e sono prossima all'attacco di cuore, e te stai lì, alzi i braccini e mi guardi come a dire: "Gliela fai o te cambio con un modello nuovo? Perchè il prossimo lo vorrei col bluetooth, i messaggi telepatici mi paiono troppo lenti.".

Caro pispolo,
quando oggi hai scoperto che dietro la porta ci sono le scale, e hai guardato in rapida successione le scale, la porta, le scale e me, con quegli occhioni spalancati e quella bocca atteggiata a O, ho capito che è vero che i bambini ti fanno riscoprire la sorpresa e l'emozione nelle cose di tutti i giorni. Perchè per te le scale compaiono solo con la porta aperta, come se fosse una magia, mentre se è chiusa le scale scompaiono, come se non esistessero. E dopo aver scritto questa cosa, e averla riletta un paio di volte, facciamo anche tre o quattro, ho capito che è una frase sensatissima per me ma piuttosto cretina per chiunque altro, e qui sì che m'è arrivata un'epifania: i primi filosofi, quelli di cui parlavamo ieri mentre facevi merenda, Talete e Anassimene e Anassimandro e Eraclito e tutti gli altri simpaticoni, altro non erano che zii completamente rincoglioniti. Poi qualcuno li ha presi sul serio e voilà, mo' ce tocca sorbirci un sacco di cazzate spacciate come se fossero chissà che genialate. C'è da dire, però, che magari tra una ventina di secoli o giù di lì a scuola studieranno Giudittologia applicata e posizioneranno il mio busto in ogni pertugio di ogni biblioteca. Ah sì, ho anche pensato: "Oh porca troia, mica vorrai fare anche queste, vero?". Ma ti amo lo stesso.

Caro pispolo,
in quest'anno ti ho visto trasformarti da tartarughino senziente a tappo coinvolgente. Hai imparato a metterti seduto, a strisciare, a gattonare, a camminare. Hai imparato a mangiare. Hai imparato a sorridere, a ridere, a fare ciao. E poi hai imparato a parlare una lingua tutta tua, una via di mezzo tra il russo e il lappone con incursioni in svariate lingue morte. Dici mammmmmma, babbabbabbo perchè dirlo con solo due sillabe non renderebbe bene l'idea del rapporto speciale e intenso che vi lega, gnogna che vale per le nonne, i nonni e la bisnonna, ma tanto diciamocelo francamente, loro mica c'hai bisogno di chiamarli, basta un impulso mentale ed eccoli lì, a viziarti in modo spudorato e in modi che mai avrebbero immaginato finchè sono stati solo genitori. Sei passato dalle gengive mollaccicose a delle gengivette dure e pericolosissime, e alla fine, oggi, proprio oggi, tra le ovazioni generali, eccolo qua, il primo angolo del primo dente. Una conquista fantastica, ma caspiterina, quanto rogni per 'sti denti. Se penso che questo è solo l'inizio, e a quanto c'hai da crescere, mi prende una vertigine. Di emozione. E di un vago senso di terrore.

Caro pispolo,
volevo farti gli auguri ed è venuta fuori una lettera senza capo nè coda.
Ma l'amore è così.

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