Mi sono avvicinata alla lettura grazie al mio nonno.
Lui mi leggeva l'Odissea quando le altre bambine sognavano di essere Cenerentola. Lui mi ha insegnato la Divina Commedia lo stesso anno in cui ho letto Pinocchio. Lui mi ha prestato I Miserabili, e sempre grazie a lui a otto anni ho fatto una scorpacciata di western a causa dei quali ho sviluppato un'insopprimibile odio per il genere. Questo tanto per dire che in casa mia non c'è mai stata nessuna "censura" sui libri, ma è sempre stato valido il diktat: "se lo leggi tutto vuol dire che hai l'età giusta per farlo, altrimenti lo lasceresti a metà". Che può avere i suoi pro e i suoi contro, come tutto del resto.
Comunque. Dicevo. Un effetto collaterale - nel senso proprio di "che sta a fianco di" - di questa mia estrema libertà di lettura è stato che ho letto (troppo) presto libri che non potevo comprendere appieno, o che ho letto tardi libri considerati "infantili": ricordo perfettamente le risatine delle compagne di classe al liceo quando mi sono presentata con La guerra dei bottoni di L. Pergaud, forse più adatto (?) a una dodicenne che a una quindicenne. Ma ricordo altrettanto bene il senso di insopprimibile libertà e il godimento totale di leggere Il libro della giungla di R. Kipling comodamente spalmata su una sdraio, consapevole che fosse un libro per ragazzi e felice di riuscire a godermelo come se avessi la metà dei miei anni.
Ora, ho letto per la prima volta Il gioco dei regni di C. Sereni a dodici anni. Troppo presto solo perchè mi mancavano i mezzi per contestualizzarlo esattamente. L'ho letto come se fosse un diario un po' immaginario, la storia romanzata di chissà chi. Non immaginavo, e nemmeno mi ero posta il problema, che i protagonisti fossero vissuti realmente, che la storia fosse totalmente e assolutamente autobiografica. Una storia che, non so bene come, mi è entrata sotto la pelle, e che mi porto dietro inconsapevolmente. Da quella prima lettura un po' superficiale, l'ho letto innumerevoli altre volte. E' un libro all'apparenza leggero come le pagine su cui è stampato. Ma solo all'apparenza. Perchè in realtà è denso delle vite dei suoi protagonisti, alcuni noti e altri più silenti, ma non per questo meno importanti.
Non c'è bisogno che sia io a ricordare la vita e l'apporto alla storia, italiana e non solo, di Emilio Sereni, della moglie Xenia Silberberg, o del fratello Enzo.
Clara Sereni inizia parlando dei nonni. Xenia e Lev, Samuele e Alfonsa. Due storie molto diverse, rivoluzionari russi i primi, benestanti romani i secondi; due vite diverse, inizialmente, quelle di Xenia ed Emilio. Impegnata nel rapporto difficile con la madre e nell'essere normale, uguale agli altri, borghese il più possibile, lei. In qualche modo speciale, seguito nella crescita (la "palestra" in casa perchè si cresca una mens sana in corpore sano), nell'istruzione e in qualche modo anche nei giochi (il gioco dei regni, appunto, da cui il titolo del libro), lui. All'inizio nemmeno si piacciono. Xenia vede i pantaloni con la riga stropicciata, lo reputa un ragazzucolo spiantato come tanti altri, e rimane sorpresa scoprendo, complice un temporale improvviso, che non è così. Ma poi l'amore nasce, ed è un amore incredibilmente forte, che sopravvive a tante difficoltà. Non certo difficoltà paragonabili a quelle di Aurora e Filippo. Sono le difficoltà di una vita vissuta secondo i propri ideali, in un periodo storico di cui questi ideali sono la nemesi. La galera, la fuga. E Xenia si scopre come sua madre, come non avrebbe mai voluto essere. La storia che si ripete, anche nel rapporto con la figlia Clara.
Il gioco dei regni è un libro costruito su più livelli. E' un libro che narra la vicenda di una famiglia nella sua quotidianità. E' un libro storico. Ma è un libro in qualche modo introspettivo, quasi catartico. E matriarcale. Sì, non c'è bisogno di ricordare l'importanza dei fratelli Sereni. Ma sono le donne che portano avanti la storia.
E una più delle altre.
Alfonsa è la madre di Emilio. E' una donna silenziosa, che alla nascita del primo figlio pensa che "adesso c'è qualcuno che può parlare per lei". L'ansia per la prima cena importante con i suoceri ospiti, la differenza con la sorella Ermelinda. E poi quella maledizione lanciata da una vecchia in un vicolo: "che i tuoi figli crescano come grano al sole". Una frase persa in una pagina, ma che sottilmente ritorna durante tutta la narrazione. Proprio come Alfonsa. Sempre più silenziosa, ma sempre presente. Una donna tesa a permettere ai figli di essere chi vogliono e chi possono, nonostante le difficoltà di cui è ben consapevole, che accoglie le nuore alla morte di Enrico e all'incarcerazione di Emilio. Che si trasferisce in Palestina per vivere vicino a Enzo. E che qui perde il marito, quel Samuele a cui si è sempre appoggiata ma che ha sempre avuto bisogno di lei e della sua concretezza.
E' Alfonsa, per me, la vera protagonista de Il gioco dei regni.
Visualizzazione post con etichetta libri e libercoli. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta libri e libercoli. Mostra tutti i post
21/02/14
14/10/13
Antropologia di un esame
Dovendo rivestire il mio CV di un'allure più letteraria e meno archeologica militante, mi sono iscritta (intanto) all'esame di Letteratura italiana contemporanea.
Ho mandato una mail al professore per avere il programma da non frequentante.
Mi ha risposto a stretto giro di posta elettronica.
M. Houellebecq, Le particelle elementari, Bompiani. Michel Djerzinski e Bruno Clément sono fratellastri e sembrano essere accomunati unicamente dall'abbandono della madre. Michel è uno scienziato dedito alla biologia molecolare e vicino al Nobel. Un uomo che ha dedicato la sua esistenza agli studi scientifici che lo hanno portato all'isolamento e all'impermeabilità a qualunque emozione. Il suo sogno è riuscire a clonare gli esseri umani così da poter garantire a essi una vita perfetta. Bruno è un uomo di lettere, fa l'insegnante, è attirato dal sesso in modo morboso, ed è costretto dalla malattia a entrare e uscire dalle cliniche psichiatriche. Sia la morbosità patologica di Bruno sia l'asettica razionalità di Michel sono il risultato dell'ambiente che li circonda: un mondo fatto di solitudini e dominato dal caso in cui i desideri sembrano scaturire dagli spot pubblicitari. Nella descrizione di questo quadro apocalittico, nell'aridità di questa umanità scarnificata si intravedono scenari futuri dai risvolti inquietanti. Uno sguardo disincantato sul corpo agonizzante della civiltà occidentale che ricorda scrittori l'oltreoceano come DeLillo, Carver, D.F. Wallace e T.C. Boyle. Un libro spietato, intenso, bello ed estremo. (dalla quarta di copertina)
C. Lasch, L'io minimo. La mentalità della sopravvivenza in un'epoca di turbamenti, Feltrinelli. In un'epoca di turbamenti come la nostra, in cui la vita quotidiana diventa un esercizio di sopravvivenza, l'identità - che implica una storia personale, amici, una famiglia, il senso di appartenenza a un luogo - diventa un lusso. Per l'individuo in stato di assedio, la difesa dell'equilibrio psichico impone la contrazione di un io minimo che, per fronteggiare le imprevedibili avversità, si nutre di ciò che trova nella cultura emergente: l'ironia protettiva e il disimpegno emotivo, la riluttanza a stringere legami affettivi a lungo termine e il vittimismo, il fascino delle situazioni estreme e il malsano desiderio di applicarne la lezione alla vita di ogni giorno. Attraverso un'indagine che tiene conto degli ambiti più diversi (l'arte e la filosofia, il costume e la psicanalisi), Christopher Lasch propone una chiave di lettura del mutamento culturale in corso offrendo un lucido e misurato contributo all'intelligenza del presente. (dalla quarta di copertina)
P.P. Pasolini, Lettere luterane, Garzanti. La "mutazione antropologica", il grande tema delle Lettere luterane, ci appare oggi un nodo su cui è obbligatorio riflettere: trentacinque anni fa era il rovello di un intellettuale lucidissimo e isolato [...]. Ci appare oggi evidente anche un perno centrale del ragionamento di Pasolini: l'impossibilità di "separare i fenomeni". L'impossibilità cioè di analizzare il Palazzo senza tener conto che "un Paese di cinquanta milioni di abitanti sta subendo la più profonda mutazione culturale della sua storia". Da questo rischio Pasolini metteva in guardia con forza, eppure la sua metafora fu assunta allora - e diventò linguaggio comune - proprio prescindendo da quella decisiva consapevolezza. Così avvenne anche più tardi, nella profondissima crisi dei primi anni Novanta. Si diffuse allora l'illusione che bastasse demolire il vecchio, davvero putrido Palazzo per liberare le energie di una virtuosa società civile: si basarono su questo molte euforiche attese di una salvifica Seconda Repubblica. E molti disastri. (dalla terza di copertina)
P.P. Pasolini, Scritti corsari, Garzanti. L'invisibile rivoluzione conformistica di cui Pasolini parlava con tanto accanimento e sofferenza dal 1973 al 1975 non era affatto un fenomeno invisibile. Chi ricorda anche vagamente le polemiche giornalistiche di allora, a rileggere questi Scritti corsari può restare sbalordito. Il fatto è che per Pasolini i concetti sociologici e politici diventavano evidenze fisiche, miti e storie della fine del mondo. Finalmente, così, Pasolini trovava il modo di esprimere, di rappresentare e drammatizzare teoricamente e politicamente le sue angosce [...] di parlare in pubblico del destino presente e futuro della società italiana, della sua classe dirigente, della fine irreversibile e violenta di una storia secolare. (dalla terza di copertina)
K. Yasunari, Walter Siti, Troppi paradisi, Einaudi. Si chiama "Walter Siti, come tutti", il protagonista di questo romanzo. Se da giovane era convinto di essere anomalo, adesso, giunto a sessant'anni, ha scoperto di essere tipico. "La mia prima mediocrità - dice di sé - è caratteriale, ed epica, volevo dire etica". Per lui è arrivato il momento di acquietarsi, di trovarsi una nicchia e un equilibrio: il lavoro universitario, ormai una sinecura; il rapporto con Sergio, quasi un matrimonio. Così, tra un compromesso e l'altro, la vita potrebbe scorrere tranquilla, placida, completa. Ma Walter è ossessionato dal paradiso: dal paradiso personale, che gli manca, e dai troppi paradisi collettivi con cui l'Occidente ha abbagliato sé stesso. Per sua fortuna, o per sua disgrazia, il paradiso arriva con Marcello, angelico culturista di borgata bellissimo e ambiguo, che sembra incarnare come nessun altro lo spirito dei tempi. E cosa importa se per averlo Walter dovrà pagare un prezzo troppo alto? Ogni cosa si compra, ma alle volte le rese dei conti hanno il sapore di una vittoria. (dalla quarta di copertina)
Ho iniziato a leggere il primo, e già mi si sono rizzati tutti i capelli. Quando arriverò all'"angelico culturista di borgata che sembra incarnare lo spirito dei tempi" sarò diventata calva.
Lo so.
Ho mandato una mail al professore per avere il programma da non frequentante.
Mi ha risposto a stretto giro di posta elettronica.
M. Houellebecq, Le particelle elementari, Bompiani. Michel Djerzinski e Bruno Clément sono fratellastri e sembrano essere accomunati unicamente dall'abbandono della madre. Michel è uno scienziato dedito alla biologia molecolare e vicino al Nobel. Un uomo che ha dedicato la sua esistenza agli studi scientifici che lo hanno portato all'isolamento e all'impermeabilità a qualunque emozione. Il suo sogno è riuscire a clonare gli esseri umani così da poter garantire a essi una vita perfetta. Bruno è un uomo di lettere, fa l'insegnante, è attirato dal sesso in modo morboso, ed è costretto dalla malattia a entrare e uscire dalle cliniche psichiatriche. Sia la morbosità patologica di Bruno sia l'asettica razionalità di Michel sono il risultato dell'ambiente che li circonda: un mondo fatto di solitudini e dominato dal caso in cui i desideri sembrano scaturire dagli spot pubblicitari. Nella descrizione di questo quadro apocalittico, nell'aridità di questa umanità scarnificata si intravedono scenari futuri dai risvolti inquietanti. Uno sguardo disincantato sul corpo agonizzante della civiltà occidentale che ricorda scrittori l'oltreoceano come DeLillo, Carver, D.F. Wallace e T.C. Boyle. Un libro spietato, intenso, bello ed estremo. (dalla quarta di copertina)
C. Lasch, L'io minimo. La mentalità della sopravvivenza in un'epoca di turbamenti, Feltrinelli. In un'epoca di turbamenti come la nostra, in cui la vita quotidiana diventa un esercizio di sopravvivenza, l'identità - che implica una storia personale, amici, una famiglia, il senso di appartenenza a un luogo - diventa un lusso. Per l'individuo in stato di assedio, la difesa dell'equilibrio psichico impone la contrazione di un io minimo che, per fronteggiare le imprevedibili avversità, si nutre di ciò che trova nella cultura emergente: l'ironia protettiva e il disimpegno emotivo, la riluttanza a stringere legami affettivi a lungo termine e il vittimismo, il fascino delle situazioni estreme e il malsano desiderio di applicarne la lezione alla vita di ogni giorno. Attraverso un'indagine che tiene conto degli ambiti più diversi (l'arte e la filosofia, il costume e la psicanalisi), Christopher Lasch propone una chiave di lettura del mutamento culturale in corso offrendo un lucido e misurato contributo all'intelligenza del presente. (dalla quarta di copertina)
P.P. Pasolini, Lettere luterane, Garzanti. La "mutazione antropologica", il grande tema delle Lettere luterane, ci appare oggi un nodo su cui è obbligatorio riflettere: trentacinque anni fa era il rovello di un intellettuale lucidissimo e isolato [...]. Ci appare oggi evidente anche un perno centrale del ragionamento di Pasolini: l'impossibilità di "separare i fenomeni". L'impossibilità cioè di analizzare il Palazzo senza tener conto che "un Paese di cinquanta milioni di abitanti sta subendo la più profonda mutazione culturale della sua storia". Da questo rischio Pasolini metteva in guardia con forza, eppure la sua metafora fu assunta allora - e diventò linguaggio comune - proprio prescindendo da quella decisiva consapevolezza. Così avvenne anche più tardi, nella profondissima crisi dei primi anni Novanta. Si diffuse allora l'illusione che bastasse demolire il vecchio, davvero putrido Palazzo per liberare le energie di una virtuosa società civile: si basarono su questo molte euforiche attese di una salvifica Seconda Repubblica. E molti disastri. (dalla terza di copertina)
P.P. Pasolini, Scritti corsari, Garzanti. L'invisibile rivoluzione conformistica di cui Pasolini parlava con tanto accanimento e sofferenza dal 1973 al 1975 non era affatto un fenomeno invisibile. Chi ricorda anche vagamente le polemiche giornalistiche di allora, a rileggere questi Scritti corsari può restare sbalordito. Il fatto è che per Pasolini i concetti sociologici e politici diventavano evidenze fisiche, miti e storie della fine del mondo. Finalmente, così, Pasolini trovava il modo di esprimere, di rappresentare e drammatizzare teoricamente e politicamente le sue angosce [...] di parlare in pubblico del destino presente e futuro della società italiana, della sua classe dirigente, della fine irreversibile e violenta di una storia secolare. (dalla terza di copertina)
K. Yasunari, Walter Siti, Troppi paradisi, Einaudi. Si chiama "Walter Siti, come tutti", il protagonista di questo romanzo. Se da giovane era convinto di essere anomalo, adesso, giunto a sessant'anni, ha scoperto di essere tipico. "La mia prima mediocrità - dice di sé - è caratteriale, ed epica, volevo dire etica". Per lui è arrivato il momento di acquietarsi, di trovarsi una nicchia e un equilibrio: il lavoro universitario, ormai una sinecura; il rapporto con Sergio, quasi un matrimonio. Così, tra un compromesso e l'altro, la vita potrebbe scorrere tranquilla, placida, completa. Ma Walter è ossessionato dal paradiso: dal paradiso personale, che gli manca, e dai troppi paradisi collettivi con cui l'Occidente ha abbagliato sé stesso. Per sua fortuna, o per sua disgrazia, il paradiso arriva con Marcello, angelico culturista di borgata bellissimo e ambiguo, che sembra incarnare come nessun altro lo spirito dei tempi. E cosa importa se per averlo Walter dovrà pagare un prezzo troppo alto? Ogni cosa si compra, ma alle volte le rese dei conti hanno il sapore di una vittoria. (dalla quarta di copertina)
Ho iniziato a leggere il primo, e già mi si sono rizzati tutti i capelli. Quando arriverò all'"angelico culturista di borgata che sembra incarnare lo spirito dei tempi" sarò diventata calva.
Lo so.
28/05/13
Orazio, Odi, I, 30
O Venus, regina Cnidi Paphique,
sperne dilectam Cypron et vocantis
ture te multo Glycerae decoram
transfer in aedem.
Fervidus tecum puer et solutis
Gratiae zonis properentque Nymphae
et parum comis sine te Iuventas
Mercuriusque.
O Venere, regina di Cnido e di Pafo,
lascia la tua Cipro diletta
e scendi nel tempietto di Glicera
ove ella t'invoca con copioso incenso!
Con te sia il fervido fanciullo, e accorrano
le Ninfe e con le sciolte
cinture le Grazie
e Gioventù, men lieta senza te, e Mercurio!
sperne dilectam Cypron et vocantis
ture te multo Glycerae decoram
transfer in aedem.
Fervidus tecum puer et solutis
Gratiae zonis properentque Nymphae
et parum comis sine te Iuventas
Mercuriusque.
O Venere, regina di Cnido e di Pafo,
lascia la tua Cipro diletta
e scendi nel tempietto di Glicera
ove ella t'invoca con copioso incenso!
Con te sia il fervido fanciullo, e accorrano
le Ninfe e con le sciolte
cinture le Grazie
e Gioventù, men lieta senza te, e Mercurio!
(Orazio, Odi - a cura di L. Canali)
Incenso. Mi serve dell'incenso.
E un tempietto.
18/09/12
Il nome è tutto
Ci sono nomi - e cognomi - che già da soli creano una sorta di sudditanza mentale.
Scruti il libro, digerisci il fatto che è stato scritto da quel tipo lì, che può essere tranquillamente usato come sinonimo della materia stessa, e ti appresti ad essere trasportata in un mondo che non conosci, felice della tua ignoranza e convinta del fatto che puoi fidarti di tutto ciò che c'è scritto. Perchè, se lo dice lui, allora è Verità.
Peccato che, nonostante resti il guru incontrastato, ha cannato un congiuntivo su due.
Scruti il libro, digerisci il fatto che è stato scritto da quel tipo lì, che può essere tranquillamente usato come sinonimo della materia stessa, e ti appresti ad essere trasportata in un mondo che non conosci, felice della tua ignoranza e convinta del fatto che puoi fidarti di tutto ciò che c'è scritto. Perchè, se lo dice lui, allora è Verità.
Peccato che, nonostante resti il guru incontrastato, ha cannato un congiuntivo su due.
13/09/12
Fase bibligrafica - episodio 2
Scrivi il nome dell'autore.
Scrivi il titolo del libro.
E l'anno? Ti vuoi dimenticare l'anno? E se ci fosse più di un'edizione,rischi di sbagliare e perderti qualche fondamentale nozione, qualche spostamento di virgole, qualche aggiornamento di note a piè di pagina.
E la casa editrice? Mica vorrai tralasciare la casa editrice, che per trovare alcuni testi l'unica è rivolgersi direttamente a loro e pregare.
Cerca il libro.
Trova il libro.
O non trova il libro.
Bestemmia.
Cercalo altrove.
Non c'è.
Bestemmia.
Individua la biblioteca.
Riattacca a cercare il libro.
Segna la collocazione.
Sarà "prestito ammesso"? Sarà "consultazione interna"? Sarà "metti una maglietta scollata e seduci l'addetto così che ti permetta di fare un paio di fotocopie"?
Mistero.
Ma la maglietta scollata è sempre una buona soluzione.
Scegli un altro libro.
Come si fa a scegliere un libro?
Come si può individuare quello giusto solo dalla successione autore-titolo-anno-prezzo?
Almeno diamo un occhio alla copertina, perdincibacco.
Che poi, vogliamo parlare della copertina rosa moscio di alcuni libri?
(fonte ibs.it)
'Na roba che nella libreria c'ho un paio di scaffali che paiono candeggiati male.
E poi?
E poi ricominci.
Nuovo libro, nuova corsa.
In un vortice di ricerca, di pagine scritte da altri, di apostrofi che spariscono e Codici Dewey maltrattati.
E solo alla fine realizzi.
Ti sei appuntata il programma d'esame sbagliato.
Scrivi il titolo del libro.
E l'anno? Ti vuoi dimenticare l'anno? E se ci fosse più di un'edizione,rischi di sbagliare e perderti qualche fondamentale nozione, qualche spostamento di virgole, qualche aggiornamento di note a piè di pagina.
E la casa editrice? Mica vorrai tralasciare la casa editrice, che per trovare alcuni testi l'unica è rivolgersi direttamente a loro e pregare.
Cerca il libro.
Trova il libro.
O non trova il libro.
Bestemmia.
Cercalo altrove.
Non c'è.
Bestemmia.
Individua la biblioteca.
Riattacca a cercare il libro.
Segna la collocazione.
Sarà "prestito ammesso"? Sarà "consultazione interna"? Sarà "metti una maglietta scollata e seduci l'addetto così che ti permetta di fare un paio di fotocopie"?
Mistero.
Ma la maglietta scollata è sempre una buona soluzione.
Scegli un altro libro.
Come si fa a scegliere un libro?
Come si può individuare quello giusto solo dalla successione autore-titolo-anno-prezzo?
Almeno diamo un occhio alla copertina, perdincibacco.
Che poi, vogliamo parlare della copertina rosa moscio di alcuni libri?
(fonte ibs.it)
'Na roba che nella libreria c'ho un paio di scaffali che paiono candeggiati male.
E poi?
E poi ricominci.
Nuovo libro, nuova corsa.
In un vortice di ricerca, di pagine scritte da altri, di apostrofi che spariscono e Codici Dewey maltrattati.
E solo alla fine realizzi.
Ti sei appuntata il programma d'esame sbagliato.
11/09/12
Fase bibliografica - episodio 1
Cercare i libri necessari a preparare un esame può essere un divertente esercizio di antropologia.
Apri la pagina del sito dell'Università corrispondente all'insegnamento che ti interessa.
Cerchi la voce "testi/bibliografia".
Apri la pagina del sito della libreria online che spedisce in 24 ore gratuitamente per gli ordini superiori ai 20 euro.
Apri la pagina del catalogo online della biblioteca universitaria più vicina a te.
Apri la pagina del catalogo online della biblioteca dell'Università a cui sei iscritta, che proprio vicina a te, invece, non è.
Apri anche facciadilibro, perchè certi momenti è necessario condividerli.
E poi sei pronta a iniziare.
Se non fosse che corso che segui professore che trovi.
C'è quello che si autocita: di 25-articoli-25, 26 sono suoi. E non sarebbe nemmeno un problema, se non fosse che il periodico più noto su cui ha pubblicato è un Bollettino locale introvabile a meno che non ti abboni per i prossimi 30 anni. Come un mutuo. E con lo stesso peso economico. Che si sa, l'elitarietà intellettuale costa.
C'è quello che ha una passione per i libri antichi. Quello più recente che ha inserito è del 1929, 'na roba che alla Biblioteca Nazionale si son spaventati e la richiesta ha suscitato un fuggi-fuggi di addetti, finchè uno speleologo non si è offerto volontario per entrare nelle catacombe del magazzino e recuperarlo dalle fauci del drago che vive lì e vigila sui libri che nessuno ha mai richiesto.
C'è quello che se non conosci il lappone è inutile che segui il suo corso, perchè i testi in inglese/francese/spagnolo/tedesco sono troppo facilmente reperibili e lui non screma in base all'impegno/studio/intellighenzia. No, lui screma in base all'adattabilità linguistica. Alla fine rimpiangi la legge della giungla.
C'è quello che non gliene frega niente del gioco "tot crediti = tot ore di studio = tot pagine complessive". Lui rivoga lo stesso programma fin dal 1851, e non intende cambiarlo. Inutile fargli notare che forse dieci monografie sono tantine, considerato che il corso dura 5 settimane scarse. La ricerca dei suoi testi occupa due giorni pieni e il ricorso a vari santi protettori, lo studio non ne parliamo, che hai attaccato pagine anche davanti al wc per ottimizzare i tempi - e poi si sa, il bagno stimola la concentrazione - tranne poi andare all'esame e cavarsela con una domanda. Sugli appunti.
C'è quello che vuole far girare l'economia. Guai a far svolazzare una fotocopia in sua presenza. Guai a presentarsi con l'edizione economica - e recente - del libro che lui ha richiesto e disponibile in edizione originale con copertina rigida in seta ad un prezzo non modico ed equivalente alla tua borsa di studio annuale.
Poi c'è anche quello che, bontà sua, pare essere normale. E' raro e severamente protetto. Ma il colpo di coda è dietro l'angolo. Può sbagliare titolo del libro, invertire gli autori, indicare edizioni fantasma, consigliare siti web che non esistono. La roulette russa delle possibilità può far impazzire i più deboli. Così impari a rimpiangere la legge della giungla.
In tutto questo, ci sono due strumenti che diventano i più fedeli amici dello studente non frequentante.
Il doc delivery e il prestito interbibliotecario.
A meno che la tua biblioteca di riferimento non si trovi a CittadinaMedievale.
La mia purtroppo sì.
Apri la pagina del sito dell'Università corrispondente all'insegnamento che ti interessa.
Cerchi la voce "testi/bibliografia".
Apri la pagina del sito della libreria online che spedisce in 24 ore gratuitamente per gli ordini superiori ai 20 euro.
Apri la pagina del catalogo online della biblioteca universitaria più vicina a te.
Apri la pagina del catalogo online della biblioteca dell'Università a cui sei iscritta, che proprio vicina a te, invece, non è.
Apri anche facciadilibro, perchè certi momenti è necessario condividerli.
E poi sei pronta a iniziare.
Se non fosse che corso che segui professore che trovi.
C'è quello che si autocita: di 25-articoli-25, 26 sono suoi. E non sarebbe nemmeno un problema, se non fosse che il periodico più noto su cui ha pubblicato è un Bollettino locale introvabile a meno che non ti abboni per i prossimi 30 anni. Come un mutuo. E con lo stesso peso economico. Che si sa, l'elitarietà intellettuale costa.
C'è quello che ha una passione per i libri antichi. Quello più recente che ha inserito è del 1929, 'na roba che alla Biblioteca Nazionale si son spaventati e la richiesta ha suscitato un fuggi-fuggi di addetti, finchè uno speleologo non si è offerto volontario per entrare nelle catacombe del magazzino e recuperarlo dalle fauci del drago che vive lì e vigila sui libri che nessuno ha mai richiesto.
C'è quello che se non conosci il lappone è inutile che segui il suo corso, perchè i testi in inglese/francese/spagnolo/tedesco sono troppo facilmente reperibili e lui non screma in base all'impegno/studio/intellighenzia. No, lui screma in base all'adattabilità linguistica. Alla fine rimpiangi la legge della giungla.
C'è quello che non gliene frega niente del gioco "tot crediti = tot ore di studio = tot pagine complessive". Lui rivoga lo stesso programma fin dal 1851, e non intende cambiarlo. Inutile fargli notare che forse dieci monografie sono tantine, considerato che il corso dura 5 settimane scarse. La ricerca dei suoi testi occupa due giorni pieni e il ricorso a vari santi protettori, lo studio non ne parliamo, che hai attaccato pagine anche davanti al wc per ottimizzare i tempi - e poi si sa, il bagno stimola la concentrazione - tranne poi andare all'esame e cavarsela con una domanda. Sugli appunti.
C'è quello che vuole far girare l'economia. Guai a far svolazzare una fotocopia in sua presenza. Guai a presentarsi con l'edizione economica - e recente - del libro che lui ha richiesto e disponibile in edizione originale con copertina rigida in seta ad un prezzo non modico ed equivalente alla tua borsa di studio annuale.
Poi c'è anche quello che, bontà sua, pare essere normale. E' raro e severamente protetto. Ma il colpo di coda è dietro l'angolo. Può sbagliare titolo del libro, invertire gli autori, indicare edizioni fantasma, consigliare siti web che non esistono. La roulette russa delle possibilità può far impazzire i più deboli. Così impari a rimpiangere la legge della giungla.
In tutto questo, ci sono due strumenti che diventano i più fedeli amici dello studente non frequentante.
Il doc delivery e il prestito interbibliotecario.
A meno che la tua biblioteca di riferimento non si trovi a CittadinaMedievale.
La mia purtroppo sì.
Iscriviti a:
Post (Atom)