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03/03/14

Cosa insegna l'esperienza

Avevo già scritto qualcosa, nel blog della mia vita precedente. Il bello di avere un blog nuovo di pacca (o perlomeno poco usato) è che il copia-incolla non infrange nessuna legge sul copyright, a meno che il mio neurone non decida di farmi causa.
Ma per farmi perdonare aggiornerò la lista grazie alla mie, ehm, recenti esperienze. O presunte tali.

1) La stronzaggine di un ragazzo è direttamente proporzionale alla cilindrata della sua macchina


2) Mai salire in macchina con un ragazzo che è solo un amico: l'amicizia tra uomo e donna non esiste - tranne poche lodevoli eccezioni -, e quando lui dice andiamo a fare un giro non intende un giro natural-panoramico. Natural- sì, -panoramico no.

3) Tranne poche lodevoli eccezioni - su cui ho comunque delle riserve - condensare in una sera: primo bacio + primo giro in macchina + logica conseguenza del primo giro in macchina + varie ed eventuali porta ad un mare di guai. E per mare non intendo il Mediterraneo, ma perlomeno il Pacifico. Nel senso che è pacifico che dopo ci sarà da pentirsene. Cambiare l'ordine degli addendi ma continuare a condensarli nella stessa sera non cambia il risultato.

4) Lex, dura lex sed lex o qualcosa del genere. Ergo, passi per la legge del naso, per quella del pollice, per quella dei piedi e per quella dell'avambraccio, ma su tutte vince la legge di Murphy: se qualcosa può andar storto, sicuramente lo farà. E sul concetto di "qualcosa" si possono fare ampie riflessioni. Anche su quello di "storto", in effetti.

5) Saltare la cena non fa bene alla salute. Saltare i preliminari non fa bene alla salute. Saltare da una conclusione all'altra non fa bene alla salute (mentale). Saltare la quaglia non fa bene alla salute. In conclusione, saltare fa male alla salute, quindi piedi uniti e ben piantati a terra.

6) Ripetere come una mantra meglio investire nel mattone che in un maritopuò portare a un tale stato di estraniazione dal mondo reale che sbattere improvvisamente contro il cavallo del principe azzurro sembra quasi logico. In alternativa, la fine conclamata sarà la zitellaggine in clausura in una fornace.

7) Appuntamento con ceretta perfetta + agghindamento completo = lui è un ranocchio senza speranza di trasformazione; incontro casuale senza nessun tipo di ceretta + tuta&uggs = lui è un principe azzurro. Quella senza speranza di trasformazione sei te.

8) Se dopo avergli detto che hai freddo lui: a) si lancia in un'approfondita discussione sulle stagioni che non sono più quelle di una volta; b) fa spallucce e inizia a fissarti il seno nella speranza di vedere l'ovvio risultato del freddo; c) alza il riscaldamento della macchina e alza la musica a palla; non lo fa perchè è maschio = scemo. E' che proprio non capisce cosa intendi dire (-> freddo = abbraccio = varie ed eventuali). Soffre di una disfunzione dell'apparato uditivo detta anche "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire".


9) Fingere di non capire come funziona un motore/un computer/un cacciavite può sempre essere utile. Davvero. Ma se dopo essersi venduto come esperto meccanico/informatico/falegname per impressionarti, al primo consiglio che gli chiedi ti risponde "aspetta che cerco su Google", ecco, inizia a googlare le dieci migliori scuse per sbarazzarti di un paramecio.


10) Sull'appoggio ci sono svariati pareri, spesso discordanti. Ecco. Sono tutti falsi. Se non te l'appoggia ha dei problemi. E gli uomini con dei problemi non ci piacciono. Almeno, non ci dovrebbero piacere. Che poi non ci siano uomini senza problemi, è tutto un altro discorso.


11) Non è vero che l'uso del condizionale spesso nasconde una risposta positiva da aspettare entro tempistiche da definire. L'ho imparato a 14 anni. L'ho scordato. L'ho duramente ricordato poco tempo fa.

Non che la cosa possa impedirmi di sperare, eh. Ma si sa come morì quello che visse sperando.

12) E' inutile trovare scuse per non ascoltare i dubbi che rodono l'encefalo. Se ci sono, c'è un motivo. E c'hanno sempre ragione. God save the dubbio, con buona pace della regina.

25/11/13

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Detto anche, con un tocco di cosmopolitismo, 

STOP VIOLENCE AGAINST WOMEN


Lo dico sinceramente.

Quando sento dire che chi ti picchia non ti ama, che amare non significa subire, che il rispetto per l'altro passa prima per il rispetto di noi, e rispettarsi non significa farsi malmenare, sono colta da un brivido di gelo profondo.

Perchè queste frasi vengono ripetute alla televisione, quasi quotidianamente, per cercare di avvicinare più donne possibili. Di conseguenza, queste donne che devono essere avvicinate dalla televisione, sono altrettanto avvicinate da qualche presunto uomo così piccolo nel cervello e nell'uccello da credere di avere il diritto di alzare le mani sulla malcapitata.

Quello che mi provoca il brivido di gelo, tuttavia, è la mia incapacità di mettermi nei loro panni. Di capire come sia possibile giustificare un atto di violenza, un livido, o anche solo la possibilità che ciò succeda. E anche di capire come si possa rimanere con una sottospecie di uomo del genere. Cos'è che tarpa le ali, la consapevolezza, l'autostima, l'istinto di conservazione, l'orgoglio? Non lo so. E credo che questa mia incapacità sia parte del problema. Perchè pone una distanza incolmabile tra me e queste donne. Senza che questo comporti giudizi qualitativi o quantitativi su di me o su di loro. Perchè è questo il concetto più sbagliato: non si tratta di me o di loro. Si tratta di noi. Noi donne. Noi uomini. Noi esseri senzienti che in più della scimmia abbiamo giusto il pollice opponibile e poco altro. Noi persone che viviamo nel mondo.

Ci beiamo della nostra evoluzione, della ruota, dell'elettricità, dei passi sulla Luna, e quanto siamo più meglio dei nostri progenitori. Bubbole. Siamo come loro. Siamo peggio. Siamo a un livello tale di involuzione che dobbiamo affidarci a trasmissioni televisive per ottenere ciò che è nostro di diritto: leggi severe che vengano fatte rispettare, ad esempio. 

Ma sul rispetto, proprio quello minimo di base che dovrebbe essere insito in ognuno, si può legiferare?

09/11/12

...e forse c'ha ragione

Io sono stata tra quelli, giustamente infuriati, che avrebbero preso l'ormai famigerato choosy del ministro Fornero e gli avrebbero fatto fare una brutta fine. Al choosy eh, ci mancherebbe.
Perchè passo le giornate a inviare CV in risposta ad annunci farlocchi.
Perchè mi è successo di rispondere tre volte nel giro di sei mesi allo stesso annuncio, e poi chiamare per sentirmi dire: "No, ma noi mica assumiamo nessuno".
Perchè sono consapevole di dover relegare la mia laurea in fondo al cassetto, con buona pace della passione, del tempo, dei soldi, dell'impegno, del mazzo tanto che mi sono fatta.
Perchè ho un curriculum accademico che mi ha fruttato due offerte all'estero, e che in Italia vale meno di zero.
Perchè la collaborazione occasionale che alla fine ho ottenuto riguarda un campo di cui non mi occupo e di cui non mi sono mai occupata, ma che mi sono guadagnata (ed usare 'sto verbo pensando a quando prendo è un ossimoro, ma vabbè) perchè me la cavo con i congiuntivi e riesco a mettere insieme frasi più complesse di soggetto + verbo + complemento. Se poi dicessi che quello che ha fatto pendere l'ago della bilancia verso di me sono i due laboratori teatrali che ho seguito quando fui adolescente non ci credereste, quindi non lo dirò.
Perchè ho fatto un colloquio per fare la cameriera, e alla fine mi hanno detto che avrei dovuto farla in topless.
Perchè se vuoi fare il piatto da sushi o l'intrattenitrice ai tavoli non c'è crisi che tenga, le offerte di lavoro fioccano.
Perchè ti senti offrire cifre irrisorie per contratti da una settimana, da un mese, senza altre possibilità. Come se non ci fosse domani, come se non ci fosse una famiglia da formare, una casa da comprare, una vecchiaia da vivere serenamente.
Perchè sono stanca, stanca, stanca, di mettere quotidianamente in dubbio me stessa, la mia vita, le mie scelte, il mio futuro, le mie capacità, le mie possibilità, in un mondo che a malapena sa che esisto, che non ha bisogno di me, e in cui non c'è spazio.
E come me migliaia di altre persone, conoscenti, amici, sconosciuti.
Ma c'è un ma.
Perchè uno si può infuriare quanto vuole, ma il "ma" c'è, ed è inutile negarlo.
Il "ma" è spuntato stamani, per caso, in una discussione, e si è ingigantito. Si è fatto presente e pressante, e per quanto io non apprezzi il choosy e chi l'ha detto, non lo posso ignorare.
Perchè c'è anche chi finge di cercare lavoro.
Quelli che il lavoro a tempo indeterminato lo gradirebbero a sette passi da casa e a quattro dal bar per fare colazione a metà mattina.
Quelli che lo stipendio deve essere faraonico e possibilmente comprensivo di macchina aziendale, buoni pasto, tredicesima, quattordicesima, ferie pagate, giorni di permesso come se piovesse, premio produzione e benefit vari.
Quelli che hanno amici che trovano un lavoro dietro l'altro e soprattutto uno meglio dell'altro, e solo loro poverini restano con un pugno di mosche.
Quelli che guai ad allontanarsi da mammà e papà, che la loro presenza per l'equilibrio familiare è indispensabile.
Quelli che millantano di accettare qualsiasi offerta, basta che sia dove dicono loro, come dicono loro, quando dicono loro.
Quelli che se hanno studiato in un ambito, non prendono in considerazione nient'altro.
Quelli che ti fanno pat pat sulla spalla, perchè ti capiscono e sono nella tua stessa situazione, ma loro a quell'annuncio non avrebbero mai risposto perchè dovrebbero stare troppo in macchina.
Quelli che aspettano che la possibilità gli vada a bussare alla porta.
Quelli che credono che la crisi investa solo loro, segnati poverini da chissà quale desiderio di vendetta divino, e che si aspettano che le aziende assumano felici e contente, dato che la crisi non le investe.
Quelli che se il lavoro non glielo trova qualche familiare, col fischio che sprecano energie nel mandare una mail con allegato il CV. 
Quelli che poi il lavoro arriverà, all'inizio del 2013, alla fine del 2013, nel 2014 o magari nel 2020, come se la vita aspettasse, come se il responsabile delle risorse umane di qualche multinazionale gli andasse a suonare il campanello di casa.

Io non mi riconosco in loro, e loro forse non si riconoscono in me, o forse sì perchè non si comportano in questo modo consapevolmente. Non lo so, e mi importa relativamente poco.

Non amo le generalizzazioni.
Ritengo che chi lavora nel pubblico e per il pubblico abbia l'obbligo costante di stare attento a ciò che dice, magari sfruttando il proprio addetto stampa che non sta lì per pettinare le bambole, o magari usando il cervello che ci è stato dato in dotazione.
Mi fanno ridere, nel senso più sarcastico del termine, quelli che parlano senza cognizione di causa, sulla base dei dati Istat o per sentito dire che sia.
Mi offende, profondamente, che nel mio Paese, quello in cui sono nata per caso e in cui ho scelto di vivere con consapevolezza, non ci sia posto per me, e che la mia generazione sia bistrattata da tutti, che sia mammona, choosy, pantofolaia, a seconda dei casi, una generazione che sembra nata e cresciuta da sola, senza influenze esterne, senza regole, senza genitori, senza Stato. Senza quel contesto generale che ti porta ad essere quello che sei, volontariamente o meno.
Mi sono stancata di sentir parlare persone secondo cui io cerco il posto fisso per pigrizia, e non per avere la possibilità di comprare una casa e fare un figlio. Come se "fisso", poi, non significasse "continuativo", ma solo "fermo nello stesso luogo".

E nonostante tutto questo, e nonostante la profonda vergogna che provo dicendolo, io alla Fornero tutti i torti non li posso dare.

12/09/12

Il Vero Uomo

L'ho scritto più di due anni fa.
Lo sottoscrivo anche oggi.
E lo riporto, pari pari.

Il vero uomo è quello che ti offre da bere. Bailey's senza ghiaccio e senza chiederlo.
Il vero uomo è quello che ti bacia stringendoti alla vita. Un bacio lungo, profondo e passionale.
Il vero uomo è quello che ti guarda negli occhi e ti fa sciogliere. E ti fa pure dimenticare chi sei.
Il vero uomo è quello che ti prende per mano e lo seguiresti dovunque.
Il vero uomo è quello che rende divertente ogni momento che passate insieme.
Il vero uomo è quello che sa cosa deve fare, e lo fa senza chiedere il permesso.
Il vero uomo è quello che ti legge dentro.
Il vero uomo è quello che ti sfiora mentre siete in mezzo alla gente.
Il vero uomo è quello che quando sei con lui se casca il mondo ti sposti un po' più in là.
Il vero uomo è quello che ti porta a fare un fine settimana fuori dicendoti “porta lo spazzolino ma dimentica pure il pigiama”.
Il vero uomo è quello che ti prepara il caffè la mattina e te lo porta a letto.
Il vero uomo è quello che ti guarda mentre ti spogli e poi ti bacia perché sei bellissima.
Il vero uomo è quello che sa cosa dire e quando dirlo. Oppure sta zitto.
Il vero uomo è quello che il sabato pomeriggio ti passa a prendere a sorpresa, e gli piaci anche in tenuta da casalinga disperata. E aspetta senza disperare che ti prepari.
Il vero uomo è quello che ti fa sentire desiderata sempre e comunque.
Il vero uomo è quello che ha sempre una risposta alle tue domande.
Il vero uomo è quello che sa sempre come comportarsi.
Il vero uomo è quello che se ti sei sbucciata un ginocchio ti coccola come se ti avessero amputato la gamba.
Il vero uomo è quello che se gli fai vedere la tua borsa nuova non simula un educato interesse perché sa che gli educati interessi ti fanno sbroccare.
Il vero uomo è quello che sa come prenderti in giro senza far scattare il tuo essere permalosa.
Il vero uomo è quello che gli piace discutere per il puro gusto di farlo.
Il vero uomo è quello che ti stuzzica e ti spiazza.
Il vero uomo è quello che pur di vederti rinuncia a un allenamento/studio coatto/straordinari in ufficio.
Il vero uomo è quello che risponde in tempo utile ai tuoi messaggi.
Il vero uomo è quello che alla domanda “Dove andiamo?” non dà il via al balletto “Decidi te” “No, decidi te” “No, decidi te” “No, decidi te”.
Il vero uomo è quello che ti porta a vedere qualcosa di archeologico e sorride davanti al tuo entusiasmo.
Il vero uomo è quello che sa di avere a che fare con una donna e non con una femmina.
Il vero uomo è quello che ti apre la porta per farti passare.
Il vero uomo è quello che ti guarda dormire.
Il vero uomo è quello che non ti mette a scelta tra lui e il tuo lavoro.
Il vero uomo è quello che mente dicendoti che anche vestita da scavo sei molto femminile.
Il vero uomo è quello che arriva puntuale anche se sa che te sei sempre in ritardo di 10 minuti.
Il vero uomo è quello che sei hai mal di testa non pensa che sia una scusa per non dargliela.
Il vero uomo è quello che organizza una serata romantica solo perché ha voglia di emozionarti.
Il vero uomo è quello che ti vizia.
Il vero uomo è quello che tale ci è nato, perché se nasci paramecio paramecio rimani.
Il vero uomo è quello che è capace di fare una pazzia.
Il vero uomo è quello che ti è fedele sempre, comunque e dovunque.
Il vero uomo è quello che se gli chiedi se sei ingrassata risponde di no dopo averti guardata.
Il vero uomo è quello che se gli chiedi come ti sta il vestito risponde benissimo dopo averti guardata.
Il vero uomo è quello che ti porta a mangiare al McDonald perchè ogni tanto strafogarsi in compagnia è bello.
Il vero uomo è quello che non si sconvolge vedendoti sbafare una boccia di Nutella.
Il vero uomo è quello che non ti prende in giro se piangi per un film.
Il vero uomo è quello che durante un film horror ti circonda con le braccia per non farti avere paura.
Il vero uomo è quello che se ti appoggi a lui non ti dice "sant'appoggino era ieri oggi è sant'arrangiati".
Il vero uomo è quello che pur di farti contenta ti accompagna in tre diversi negozi di scarpe e non si incazza se alla fine compri una borsa.
Il vero uomo è quello che non sente minacciata la sua virilità ogni volta che dimostri di essere senziente.
Il vero uomo è quello che ti presenta i suoi amici.
Il vero uomo è quello che ti sprona a superare i tuoi limiti e ti aiuta a farlo.
Il vero uomo è quello che non fa commenti sul modo in cui guidi.
Il vero uomo è quello che ti porta a Disneyland e regredisce insieme a te.
Il vero uomo è quello che ama una vera donna.


 

10/09/12

Dedicato

Io e Lui ci siamo conosciuti su un forum di aviazione.
Io cercavo informazioni tecniche che mi aiutassero a convincere FS a salire su un volo diretto a Parigi.
Lui era già lì.
E grazie a quel forum ho conosciuto anche altre persone, sia virtualmente che di persona.
Tutti legati dalla passione per gli aerei e per l'aviazione in genere.

Ed ecco perchè, con il mio cipiglio più sarcastico e uno sbrilluccichio di perfidia negli occhi, non posso fare a meno di farli inorridire.


- Fase 1: check-in e controllo bagagli (il passeggero appare preoccupato):


- Fase 2: riunione pre-volo dell'equipaggio:


- Fase 3: rullaggio


- Fase 4: decollo perfettamente riuscito


Ora.
Seriamente.
Chi non vorrebbe 'sto coso aerodinamicamente improponibile tra la sua collezione di modellini?
Lo trovate qui.

08/09/12

Succede che...

...hanno invitato Fabio Volo al Festival della Filosofia.
Euforia di alcuni.
Sdegno di altri.

Qualche link:

- quello ufficiale 

- quello che gli dà una possibilità 

- quello che lo stronca senza scampo 

- quello satirico 


Io? Io sto coi frati e zappo l'orto.
Nel senso. Io Fabio Volo lo leggo. L'ho pure citato qua, perchè quello che aveva scritto mi piaceva parecchio.
Mi sta anche generalmente simpatico, anche se poi non apprezzo - ma in generale, non su di lui in particolare - quell'atteggiamento finto blasé di quello che, avendo capito tutto del mondo, è costretto a convivere con una massa di idioti che invece non ha capito, non può capire e non vuole capire. 
Per la serie "scendiamo dal piedistallo che Socrate ne ha per tutti".
Profonda stima, ad esempio, per aver deciso di andare lì aggratis.
Che poi, se l'hanno invitato un motivo ci sarà, anche se è imperscrutabile ai più.
Non vorrei, però, che il vero motivo risiedesse nel non importa come se ne parla, l'importante è che se ne parli.

Just my 2 cents.