02/12/12

Pannolini sporchi

Ce la posso fare.
Ce la posso fare.
Niente panico.
Ce la posso fare.

Puck piange alla disperata.
Finchè piange vuol dire che respira, e se respira va tutto bene. Sono d'accordo. Ma come si spegne? Quando finisce? Perchè piange?
Occhieggio la finestra. Il lancio sarebbe breve e non si farebbe nemmeno troppo male. Siamo a piano terra.
No, ok. Poi come lo spiego a sua madre?
Vabbè. Finchè piange vuol dire che respira, e se respira va tutto bene.
Io però non lo sopporto più.
Lo prendo in braccio. Sì. Lo so che lo vizio e che innesco un circolo vizioso per cui appena lo poso lui piange, io lo prendo in collo, lui smette, lo poso, lui rinizia e alla via così.
Ma 1) io sono la zia, e le zie sono geneticamente e patologicamente predisposte a viziare i nipoti di spettanza, e 2) se piange ancora un po' i casi sono due: o sopravvivo io o sopravvive lui. E gli allibratori mi sono sfavorevoli.
La nube verde che gli aleggia intorno al pannolino dovrebbe solleticare il mio istinto archeologico materno, ovunque esso sia.
Va bene. Lo prendo in braccio. E fin qui la tecnica è acquisita.
Lo trasporto.
Lo deposito sul fasciatoio.

Ci guardiamo.
In silenzio.
Occhi negli occhi.
Lui si aspetta che io faccia qualcosa. Del resto, attualmente sono l'unica adulta a sua disposizione. Ma che io sia adulta è tutto da dimostrare. Lui ancora non lo sa, però, beata creatura.
Insomma.
Scavo uomini morti, mi farò sconvolgere dal pannolino di un bambino vivo?
Certo che no. Non può essere peggio che lavare denti inutilizzati da svariati secoli, nè di alcuni impasti ceramici che appena bagnati appestano l'ambiente, e il cui olezzo ti porti dentro il naso per ore.
Gli slaccio il body. E fin qui non ci sono grossi problemi. Si tratta di tre bottoni, riuscirebbe anche a sbottonarlo da solo.
Mi fermo un attimo, tremando per l'ardimento che (mi) dimostro.
Tolgo il pannolino.
E no, non ditemi che non fa schifo.
Non ditemi che una mamma nemmeno se ne accorge, che del tuo bambino ami anche il lordume, che la cacca del neonato è santa.
Non dite niente.
Amo Puck in tutte le sue manifestazioni. Tranne quelle corporali.
Nonostante rischi di vomitargli la colazione in testa, pulisco, incremo e agguanto il pannolino pulito. 
Sì. Bella prova.
Da che parte si mette?
Guardo Puck aspettando che mi dia qualche indicazione, ma è troppo occupato a cercare di ribaltarsi.
Guardo il pannolino.
Aspetta.
Puck sta cercando di ribaltarsi? Perchè Puck sta cercando di ribaltarsi? 
Devo impedire che Puck si ribalti.
Con una mano tengo il nano infingardo, con l'altra agguanto il pannolino, apro la chiusura coi denti e lo impacchetto.
Richiudo il body e lo solleva prima che riesca a portare a termine il suo piano malefico (rotola-rotola-rotola-fai-splatch-sul-pavimento-decreta-la-morte-della-zia-ardimentosa).
Felice di aver evitati tutti i disastri inizio a raccontargli di Machu Picchu, degli Inca, dei Conquistadores e corbellerie varie.

Lo amo come e più di prima.
Ma io, lui e i pannolini siamo un triangolo che non funziona.
 

27/11/12

P(er) C(onoscenza)

Dopo svariati giorni passati a osservare il mondo - circoscritto al PaeselloBucolico, ma pur sempre mondo - dall'alto di una terrazza, sento la necessità di ribadire alcuni concetti fondamentali:

1) i leggings non sono pantaloni. Io non discuto sul fatto che la VicinaMattaDaLegare li indossi nonostante le cosce a salsiccia, le ginocchia a budino e i polpacci a polpettone. Se si vede bella, va bene così, chi sono io per farle presente che al suo passaggio gli alberi si seccano, i piccioni cadono stecchiti e gli esseri umani fuggono? Però, davvero, santo cielo, lascia lo Specchio delle Brame a Harry Potter e renditi conto che le tue chiatte chiappe a buristo inguainate in leggings in microfibra devono essere coperte. Per il bene mio, tuo e di tutti quelli che ti incrociano;

2) VicinoFigo si chiama così perchè è incontestabilmente un figo. Sarà l'abbronzatura permanente da sonounuomodurochepassalavitaall'aperto, saranno gli occhi che sembrano scuri ma in realtà non proprio (e no, prima che gridiate alla fedifraga, non passo la giornata a fissarli, lo so perchè lo conosco da qualcosa tipo tre decenni), saranno le gambe lunghe e il passo dinoccolato, saranno le spalle larghe. Sarà che è single, triste e sconsolato. Ma non è bello stalkingizzarlo, soprattutto se hai cosce a salsiccia, ginocchia a budino, polpacci a panettone e culo a buristo;

3) il postino è brutto. Stupido. Incurante della legge sulla privacy. Ignorante in tema di dati sensibili. La VicinaMattaDaLegare è brutta. Stupida. Incurante di sè stessa. Ignorante. Se Madre Natura promettesse solennemente di non farli riprodurre sarebbero una orridissima bellissima coppia. Ma vederli flirtare, con lei che si sporge dalla finestra tipo scarabocchio di Raperonzolo e lui che si incensa manco fosse Giulio Cesare, fa correre un brivido di terrore lungo la schiena, a meno di non essere Mary Shelley o Charles Darwin: la prima troverebbe materiale per un intero ciclo di Frankestein, il secondo l'anello di congiunzione tra la scimmia e l'uomo;

4) è meglio un cane che abbaia di uno stupido che straparla. Nonostante questo, sia il cane che lo stupido dovrebbero starsene nel proprio giardino, e non a piede libero per la strada. E poi, non basta la VicinaMattaDaLegare? Dobbiamo per forza avere anche Cujo? Non ci si fa mancare niente che non sia superfluo, nel PaeselloBucolico;

5) il pettegolezzo nasce e prospera nei paesi. Capisco che qui non ci sia niente da fare, davvero. Non è che puoi uscire, fare cose, vedere gente. Al massimo esci, zappi la terra, conti le pecore. E capisco il rimuginare sul fatto che la bionda che non è nata qui s'è accaparrata lo scapolo d'oro della zona, lasciandoti senza speranze, che peraltro non hai mai avuto. Capisco pure che il posto è piccolo, e non ci sono luoghi appositi per organizzare il sabba mensile. Insomma, sono un soprassalto di comprensione. L'unica cosa che proprio non capisco, non comprendo e non giustifico è la stupidità. E malignare esattamente sotto la mia terrazza su mia sorella, mio cognato, il nipote a cui ho donato il cuore e le rispettive famiglie è stupido. E parecchio pericoloso. Perchè io, a disfarti le cosce a salsiccia, le ginocchia a budino, i polpacci a panettone e il culo a buristo, non ci metto niente. E dopo mi premiano pure perchè ho liberato il mondo dalla tua presenza infestante e terrificante. Tiè.


P.S. che non c'entra col post: per un motivo a me sconosciuto e soprattutto incomprensibile, il gadget dei commenti non viene visualizzato, ma è possibile commentare sempre e comunque. Se poi qualcuno mi sa spiegare perchè è successo ciò, gliene sarò per sempre riconoscente.

17/11/12

Puck

Puck ha meno di 72 ore di vita.
E ha già sedotto più donne lui di svariati trentenni di mia conoscenza.
Porta fortuna.
Profuma di cucciolo.
Apre gli occhi e sembra un po' spaesato.
Ha le orecchie a punta.
Gli piace stare in braccio.
Sbadiglia spalancando la bocca e la lascia aperta per un po'. Come se volesse mangiarsi il mondo a morsi. Peccato che al massimo può solo biascicarlo un po'.
Ha le gengive mollaccicose e una linguetta da tartaruga.
Dorme. 
Dorme. 
Dorme. 
Non piange. Discetta e dissente. Al limite.
Ha piedi da hobbit e mani da mago. E artigli da felino.
Si sveglia salutando il mondo.
Ogni tanto fa un gesto da elfo benedicente che non si sa come gli sia venuto.
Tiene il mignolo bello dritto e il resto della mano chiuso. Speriamo non impari a tirar su pure l'indice. Non parliamo poi del medio.
I rumori non lo infastidiscono.
Odia essere cambiato.
Si destreggia in ogni situazione ed è sempre a suo agio.
Ha sedotto la zia dopo circa 2 millesimi di secondo.
Fa pensare, riflettere e cogitare.
Quando ha il singhiozzo fa uic.
Starnutisce.
E' bello. (l'obiettività non vive più qui, ha tolto le tende meno di 72 ore fa e non la rimpiango.)
Pare strano che sia cresciuto nella pancia di FS.
Pare ancora più strano che rimanga per sempre e che non sia solo in visita.
Non ha ancora un nome, perchè inquadrarlo in un nome è quasi riduttivo. E poi c'è tempo. E comunque ancora non risponderebbe.
Ha una pletora di zie, nonne e nonni al suo esclusivo servizio. E sa come usarli.
Ha reso felici FS e PrincipeAzzurro.
Ha reso felici tutti, via, diciamolo.

Amare Puck è un amore che dura tutta la vita. Con buona pace di Oscar Wilde.
 


09/11/12

...e forse c'ha ragione

Io sono stata tra quelli, giustamente infuriati, che avrebbero preso l'ormai famigerato choosy del ministro Fornero e gli avrebbero fatto fare una brutta fine. Al choosy eh, ci mancherebbe.
Perchè passo le giornate a inviare CV in risposta ad annunci farlocchi.
Perchè mi è successo di rispondere tre volte nel giro di sei mesi allo stesso annuncio, e poi chiamare per sentirmi dire: "No, ma noi mica assumiamo nessuno".
Perchè sono consapevole di dover relegare la mia laurea in fondo al cassetto, con buona pace della passione, del tempo, dei soldi, dell'impegno, del mazzo tanto che mi sono fatta.
Perchè ho un curriculum accademico che mi ha fruttato due offerte all'estero, e che in Italia vale meno di zero.
Perchè la collaborazione occasionale che alla fine ho ottenuto riguarda un campo di cui non mi occupo e di cui non mi sono mai occupata, ma che mi sono guadagnata (ed usare 'sto verbo pensando a quando prendo è un ossimoro, ma vabbè) perchè me la cavo con i congiuntivi e riesco a mettere insieme frasi più complesse di soggetto + verbo + complemento. Se poi dicessi che quello che ha fatto pendere l'ago della bilancia verso di me sono i due laboratori teatrali che ho seguito quando fui adolescente non ci credereste, quindi non lo dirò.
Perchè ho fatto un colloquio per fare la cameriera, e alla fine mi hanno detto che avrei dovuto farla in topless.
Perchè se vuoi fare il piatto da sushi o l'intrattenitrice ai tavoli non c'è crisi che tenga, le offerte di lavoro fioccano.
Perchè ti senti offrire cifre irrisorie per contratti da una settimana, da un mese, senza altre possibilità. Come se non ci fosse domani, come se non ci fosse una famiglia da formare, una casa da comprare, una vecchiaia da vivere serenamente.
Perchè sono stanca, stanca, stanca, di mettere quotidianamente in dubbio me stessa, la mia vita, le mie scelte, il mio futuro, le mie capacità, le mie possibilità, in un mondo che a malapena sa che esisto, che non ha bisogno di me, e in cui non c'è spazio.
E come me migliaia di altre persone, conoscenti, amici, sconosciuti.
Ma c'è un ma.
Perchè uno si può infuriare quanto vuole, ma il "ma" c'è, ed è inutile negarlo.
Il "ma" è spuntato stamani, per caso, in una discussione, e si è ingigantito. Si è fatto presente e pressante, e per quanto io non apprezzi il choosy e chi l'ha detto, non lo posso ignorare.
Perchè c'è anche chi finge di cercare lavoro.
Quelli che il lavoro a tempo indeterminato lo gradirebbero a sette passi da casa e a quattro dal bar per fare colazione a metà mattina.
Quelli che lo stipendio deve essere faraonico e possibilmente comprensivo di macchina aziendale, buoni pasto, tredicesima, quattordicesima, ferie pagate, giorni di permesso come se piovesse, premio produzione e benefit vari.
Quelli che hanno amici che trovano un lavoro dietro l'altro e soprattutto uno meglio dell'altro, e solo loro poverini restano con un pugno di mosche.
Quelli che guai ad allontanarsi da mammà e papà, che la loro presenza per l'equilibrio familiare è indispensabile.
Quelli che millantano di accettare qualsiasi offerta, basta che sia dove dicono loro, come dicono loro, quando dicono loro.
Quelli che se hanno studiato in un ambito, non prendono in considerazione nient'altro.
Quelli che ti fanno pat pat sulla spalla, perchè ti capiscono e sono nella tua stessa situazione, ma loro a quell'annuncio non avrebbero mai risposto perchè dovrebbero stare troppo in macchina.
Quelli che aspettano che la possibilità gli vada a bussare alla porta.
Quelli che credono che la crisi investa solo loro, segnati poverini da chissà quale desiderio di vendetta divino, e che si aspettano che le aziende assumano felici e contente, dato che la crisi non le investe.
Quelli che se il lavoro non glielo trova qualche familiare, col fischio che sprecano energie nel mandare una mail con allegato il CV. 
Quelli che poi il lavoro arriverà, all'inizio del 2013, alla fine del 2013, nel 2014 o magari nel 2020, come se la vita aspettasse, come se il responsabile delle risorse umane di qualche multinazionale gli andasse a suonare il campanello di casa.

Io non mi riconosco in loro, e loro forse non si riconoscono in me, o forse sì perchè non si comportano in questo modo consapevolmente. Non lo so, e mi importa relativamente poco.

Non amo le generalizzazioni.
Ritengo che chi lavora nel pubblico e per il pubblico abbia l'obbligo costante di stare attento a ciò che dice, magari sfruttando il proprio addetto stampa che non sta lì per pettinare le bambole, o magari usando il cervello che ci è stato dato in dotazione.
Mi fanno ridere, nel senso più sarcastico del termine, quelli che parlano senza cognizione di causa, sulla base dei dati Istat o per sentito dire che sia.
Mi offende, profondamente, che nel mio Paese, quello in cui sono nata per caso e in cui ho scelto di vivere con consapevolezza, non ci sia posto per me, e che la mia generazione sia bistrattata da tutti, che sia mammona, choosy, pantofolaia, a seconda dei casi, una generazione che sembra nata e cresciuta da sola, senza influenze esterne, senza regole, senza genitori, senza Stato. Senza quel contesto generale che ti porta ad essere quello che sei, volontariamente o meno.
Mi sono stancata di sentir parlare persone secondo cui io cerco il posto fisso per pigrizia, e non per avere la possibilità di comprare una casa e fare un figlio. Come se "fisso", poi, non significasse "continuativo", ma solo "fermo nello stesso luogo".

E nonostante tutto questo, e nonostante la profonda vergogna che provo dicendolo, io alla Fornero tutti i torti non li posso dare.

06/11/12

La novità della vita

Le novità fanno bene al cuore.
Soprattutto quando una FS e un PrincipeAzzurro mettono in cantiere un fantolino che riscalda l'anima anche se non è ancora nato.

17/10/12

Attese

Sono giorni di attesa, da questa parte di mondo.
E dato che l'attesa e le sue implicazioni mi stressano alquanto, corro ai ripari.

Ho archiviato fogli, foglietti e appunti che attendevano di essere archiviati.
Ho sistemato sugli scaffali i libri che attendevano di essere sistemati.
Ho disfatto la valigia che attendeva di essere disfatta (e che stava per farlo da sola).
Ho scaricato le foto che attendevano di essere scaricate.

Tutto ciò non ha giovato all'attesa in senso generale, ma almeno ho fatto qualcosa.
Avevo pure un post, in attesa, perciò, fedele a me stessa, posto il post che attendeva di essere postato.

E mi sono pure morsa la lingua, dicendolo mentre lo scrivevo.

In diretta dall'e-shop di Gianni Marra:

89 €

89 €

89 €

89 €

89 €

Delle ultime tre, che lo so sono uguali ma sinceramente non saprei proprio quale scegliere, sono disponibili vari modelli con il tacco più alto o più basso, e con il plateau più o meno massiccio. Gustibus blabla.


Un'altra cosa. Pure questa attendeva.
Giorni fa girellavo sul web a caccia di scarpe, avvenimento che palesemente esula dalle mie personalità multiple ma ogni tanto è bello sorprendersi, e sono capitata sul sito di milanoo.com
Ce n'è per tutti i gusti. Anzi, di più.
Non solo perchè spazia dagli abiti da sposa ai costumi da Lolita, dalle borse ai corsetti porno-che-più-porno-non-si-può. Ma anche e soprattutto perchè ha tutte le scarpe che potete desiderare, sognare, guatare, comprare, immagazzinare e un sacco di altri -are.
Ora. Non farò la santarellina purista che se la compra al grido di "o originale o niente". Del resto, anche "o tarocco o niente" mi pare esagerato. Io sono per il tarocco libero.
Detto questo, il sito di cui sopra ha un'interessante sezione detta "scarpe suola rossa". Giusto per fare qualche esempio:







Ecco, insomma, non c'è bisogno di una laurea in scarpologia applicata per capire a chi sono, ehm, ispirate queste creature. I prezzi però sono stati ispirati poco, molto poco, perchè per i modelli che vedete qui sopra spaziano tra i 35 ed i 60 euro. E ammetto di aver avuto serie difficoltà a scegliere solo alcune scarpe (disse quella che si era ripromessa di non far vedere più di un paio di modelli).
Bon.
Non le ho comprate - nè tutte nè in parte - perchè la mia deontologia shoppingesca personale mi impone di informarmi sui siti dai quali ho intenzione di comprare, onde evitare fregature. Per la serie "tarocco sì ma scema no".
Non avevo trovato niente di che, ed avevo quasi sfoderato la postepay, ma il caso ha voluto che leggessi questo post e vedessi il video.
La postepay è stata rinfoderata e il sito cancellato.

A volte attendere non è poi così male.

09/10/12

Cose che succedono in una settimana

- "Metto le scarpe e arrivo" è un frase cult che va bene in ogni occasione, anche quando ad aspettarti c'è il suocero che, causa gap generazionale, non sa che si tratta di una frase in codice che significa "scelgo cosa indossare, mi lavo, mi vesto, mi pettino, mi trucco e poi metto le scarpe e arrivo". 

- La suocera che domanda "Ma te ti fermi alle gioiellerie?" e, alla risposta balbettata sottovoce che evita palesemente una qualsivoglia presa di posizione sui brillocchi e sulla reticenza del figlio, scapea e aggiunge: "Immagino che siano visite sterili. Io il brillocco me lo regalo da sola per il compleanno. E non aggiungo altro". Nemmeno io.

- La cognata che tace e non favella. Il prossimo passo sarà pestarle un piede per vedere se se ne accorge. Capire il perchè del suo silenzio va al di là delle umane possibilità di analisi comportamentale.

- Finire tre-coppie-tre di pile della macchina fotografica causa modalità giapponese sempre attiva. Il seguito è: arrivare a casa e non trovare cinque minuti di tempo per scaricare le foto, così che potrebbero essere venute tutte orridissime.

- Andare all'Ikea promettendo e ripromettendosi solennemente di non pensare al futuro, di non spulciare le cucine, di non aprire gli armadi, di non scegliere la scrivania e di non fargli provare il divano Ektorp. Va da sè che le cucine sono state spulciate, gli armadi sono stati aperti, la scrivania è stata scelta e il divano Ektorp è stato provato.

- Fare una passeggiata romantica in riva al lago, dimenticarsi che è una passeggiata romantica e mettersi a disquisire sulla pessima manutenzione del manto stradale.

- Impiegare un'ora a prepararsi per uscire a cena, indossare un paio di tacchi vertiginosi e pure un po' porno - il che non guasta mai -, resistere giusto il tempo della cena e poi sostituirli con un paio di ballerine confettose fucsia, che più rasoterra di così non si può.

- Nel corso della medesima cena, rischiare la sbornia dopo un-sorso-uno di prosecco e due-sorsi-due di ratafia.

- Darsi allo shopping pazzo. Nel reparto cancelleria di un negozio di cinesi. 

- Rendersi conto che una settimana passa troppo, troppo, troppo in fretta.

- Incappare nello sciopero nazionale dei trasporti che ha pressochè paralizzato le metropoli italiane, godere al pensiero di stare un giorno in più insieme, tranne poi rendersi conto che essendo uno sciopero del trasporto locale, quello interregionale non ne era minimamente coinvolto. Voglio dire, se proprio dovete scioperare almeno fatelo bene, perdindirindina.

- Stupirsi del fatto che ritrovarsi vien così naturale. Come se fosse la normalità. E' separarsi che crea problemi.

- Scovare un Museo altomedievale e bizantino sconosciuto ai più in un paesino altrettanto sconosciuto, e rischiare l'invalidamento della laurea per non sapere che gli Etruschi sono arrivati pure sull'Adriatico.  

- Dormire in un nodo. In un letto singolo. E ritrovarsi a metà nottata aggrappata al materasso con le unghie.

- Girare in macchina senza una meta.

- Arrabbiarsi, litigare, fare pace.

- Rendersi conto di volersi bene.

- Mangiare un bocconotto. Volerne un altro ma contenersi. Conservarne uno, a casa, per i momenti di nostalgia profonda.